Lo sforzo visivo digitale è la peste nera del XXI secolo?

Con il lessico attuale, dove aggettivi estremi quali "epico" e "tremendo" arrivano a definire un evento relativamente normale, come 10 cm di neve, diventa difficile distinguere tra i problemi reali e le finte crisi che fanno tendenza. Ma non si vuole fare del sensazionalismo al confrontare lo sforzo visivo digitale a un'epidemia, o meglio una pandemia, della nostra società digitale moderna.

 

Prima di tutto, pur concedendosi delle libertà con le definizioni, si può ben dire che, se essere dipendenti dai nostri telefoni, tablet, giochi e schermi vari non è una malattia, le influenze sociali correlate hanno sì dei tratti infettivi. L'iPhone ha appena compiuto 10 anni e la dipendenza che ha creato è solo cresciuta nel tempo. Comunque per un dispositivo tecnologico che si è infiltrato nella nostra società e ha cambiato il nostro comportamento, si tratta di un periodo di tempo ben ridotto se confrontato all'impatto che hanno avuto la radio, la TV e il computer.

 

 

 

Lo sforzo visivo digitale non è di certo letale. Quindi perché occuparsene?

 

Nella mia attività sento dai pazienti che il problema più comune legato allo sforzo visivo digitale è la fluttuazione della vista. Perché si verifica? I muscoli degli occhi che mettono a fuoco sono sottoposti a stress per la vista a distanze ridotte, ovvero quando si guarda schermi posizionati a una distanza tra i 30 e i 60 cm. Mettere a fuoco uno schermo è obiettivamente difficile a causa della natura della luce blu che emette. Quindi, mentre gli occhi cercano un obiettivo (lo schermo retroilluminato) su cui puntare, vengono sottoposti a uno stress ancora superiore. Questo movimento ripetitivo eccessivo non permette al muscolo di rilassarsi e il problema viene acuito dalla creazione di una risposta della memoria muscolare. Quindi i muscoli degli occhi sono costantemente attivi alle "distanze ridotte".

 

 

È possibile simulare una memoria muscolare temporanea con il "trucco delle braccia galleggianti". Per iniziare, mettersi in piedi nel vano di una porta stretta (come quello di una dispensa) e premere l'interno dei polsi contro il vano della porta il più forte possibile per un minuto. Quindi fare un passo indietro rispetto alla porta e abbassare le braccia lasciandole cadere lungo il corpo. Ci si accorgerà di non riuscire ad accostarle al corpo! Resteranno scostate, come sospese. In pratica, anche gli occhi "spingono" sullo schermo costantemente. Quando la testa si sposta fisicamente dallo schermo, gli occhi pensano ancora di essere di fronte allo schermo e, quindi, fanno fluttuare la vista a causa di un bloccaggio accomodante.

 

 

Quindi, tutti i nostri pazienti sono destinati a soffrire per l'epidemia dello sforzo visivo digitale? Solo se glielo lasciamo fare!

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